Il Berlingaccio, i cenci e altre scoperte

Che io vada a fittonate si sa, ormai (dicesi "fittonata" quella mania irrefrenabile e incomprensibile che prende per un gusto, una persona, un autore, una canzone o altro). Nello specifico stavolta è toccato al Carnevale. Son partite peregrinazioni in biblioteca per cercare le storie sulle maschere tradizionali (lascio un titolo al volo, se in casa gironzolano bambini in età da materna: "Arlecchino a Venezia" di Lucia Salemi, meraviglioso), Emma che ha scelto una maschera classicona a bestia (ha una mela rossa in mano...), infine - e non poteva essere diversamente - i dolci fritti.
Ieri sono andata dal fornaio a Sesto Fiorentino e sulla vetrina c'era attaccato un cartello scritto a mano: "Oggi è Berlingaccio!". E' il giovedì grasso, "Berlingaccio, chi non ha ciccia ammazzi il gatto" e via andare... (tranquilli, la Wendy è sana e salva). Per cui, dopo la secchiata di frittelle che ho fatto lunedì, ieri sera è stato il turno dei cenci o chiacchiere. Prima ho guardato la ricetta dell'Artusi, poi mi è capitata sotto mano una di Sale e Pepe che però ho modificato. Ieri sera io, Emma e la sua nonna abbiamo tirato fuori spianatoia, macchina per tirare la pasta e ci siamo messe a fare i cenci (ah già che c'eravamo abbiamo fatto anche le tagliatelle. Insomma ci siamo tenuti leggeri...). Ed è questo che mi piace tanto della cucina: eravamo tre donne di apparente età diversa ma ci siamo messe lì insieme intorno a un impasto a divertirci.

COSA SERVE:
2 uova e 1 albume
300 gr di farina (io ne ho usata 280 di 00 e 20/25 di manitoba)
3 cucchiai di latte
3 cucchiai di olio di semi di girasole
un pizzico di sale
60 gr di zucchero (+ quello per spolverare i cenci una volta fritti)
scorza di un'arancia grattugiata finemente
olio di semi di girasole per friggere

Nella planetaria ho messo tutti gli ingredienti insieme e ho fatto andare per una decina di minuti a velocità media. Lasciar riposare l'impasto un quarto d'ora o mezzora.
Dividere l'impasto in più parti e stenderlo con un matterello, poi continuare a mano o usare la macchina per stendere fino a che l'impasto sarà di circa 3-4 millimetri, cioè abbastanza spesso perché a me piacciono abbastanza "cicciosini" e croccanti.
Con un coltello o una rondella (a Emma ovviamente è piaciuto usare la rotellina) tagliare dei rettangoli. Lasciati così in cottura si gonfieranno nel centro, a me piacciono ma se si vuole evitare, basta fare un taglietto in mezzo prima di friggere. Nel frattempo scaldare l'olio nella padella (ne va messo tanto per friggere bene, io ho usato praticamente una bottiglia) e friggere i cenci.  Una volta tiepidi, versare lo zucchero (non a velo!) e... siate generosi: è Carnevale.







Ah, l'altra fittonata del periodo: il banco della frutta e verdura. Il lunedì mattina vicino a casa resiste eroicamente un banco del mercato: la signora che porta i suoi prodotti dalla zona di Pistoia è sorridente, allegra, preparata. Parla delle pere "francesine" e dei cardi quasi con affetto. Ha delle cose buonissime e andare a sceglierle dà un po' come l'impressione di essere davanti a dei vestiti ben cuciti e sistemati. L'insalata carciofina, mi ha detto, è di questo periodo e merita provarla. Meritava, davvero. E ho pensato due cose: uno, non mi stanco mai di imparare; due, sono sempre le persone che fanno la differenza. Sempre. E me lo devo ricordare soprattutto quando, come è capitato in questo periodo, mi stanco di crederci.







Inverno, approfitta di febbraio per le tue ultime zampate, con la brina del mattino e le nuvole blu elettrico... White Winter Hymnal dei Fleet Foxes ribeccata ieri per caso in radio dopo un sacco di tempo che cercavo di ricordarmi il nome della canzone. Oggi a tutto volume con i finestrini della Panda abbassati (impagabili gli sguardi di quelli che mi incrociavano)







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