Passo dopo passo (schiacciata con l'uva)

Non sono una cuoca, non sono un'esperta di nutrizione e l'altro giorno riflettevo che sempre di più questo spazio è diventato la scusa per raccontare delle storie, più che per dettare dosi di farina e zucchero. Raccontare della mia famiglia e dei miei amici, di cose belle che vedo in giro legate al piacere di stare insieme a tavola. E quindi sì, beh, anche se ci scrivo poco mi sono accorta che sono affezionata a questo spazio, che somiglia sempre di più a quei quaderni stropicciati e impataccati con le ricette della mia mamma, conservati nel cassettone. 

Settembre ogni anno mi regala nuove perle. Dall'odio assoluto e decennale nei suoi confronti sono passata a tentativi di riconciliazione, per arrivare quest'anno a una stranissima voglia di fare, di pensare a cose nuove. No no, non sono diventata come quelli (che invidio) che a fine agosto cominciano a pianificare il ritorno in palestra, i nuovi corsi di lingue da fare, i buoni propositi da realizzare. Non esageriamo. Però fa capolino una strana sensazione di voglia di mettersi a camminare. Passo dopo passo metto insieme delle cose apparentemente slegate, passo dopo passo metto a fuoco quello che desidero. Apprezzando anche la lentezza e il tempo che ci vuole.



Come ogni settembre, che sento nell'aria l'odore dei fichi, dell'uva, mi prende voglia di schiacciata con l'uva. Lo scorso anno avevo scelto la scorciatoia della pasta pronta (qui il post: https://profumo-di-biscotti.blogspot.it/2016/10/ottobre-armata-di-tachiprina-e-fughe.html) stavolta invece volevo fare tutto da sola. Quindi ho chiesto le dosi a chi ne sa più di me, lo chef Paolo Gori della trattoria da Burde di Firenze, che nei giorni scorsi ha postato una bellissima foto di impasto e di uva, sembrava un quadro rinascimentale. Paolo mi ha dato le dosi per l'impasto di quattro schiacciate, io le ho dimezzate perché avevo da sfamare solo le boccucce di casa.
Mi intimorisce sempre fare gli impasti perché la pasta non ha dosi matematiche (quanto basta, a occhio...), ogni volta viene diversa e a me non sempre bene come vorrei. E' un po' volubile e con i volubili si rischiano sempre le scintille... Ma dopo aver fatto tagliatelle a Ferragosto per 15 persone, ho preso un po' di coraggio.

COSA SERVE (per due teglie medie):
500 grammi di farina di grano tenero (ho usato la Spadoni macinata a pietra 1, che avevo a casa)
mezzo panetto di lievito fresco
sale
acqua
100 grammi di zucchero + per la superficie
50 ml di olio
semi di anice
1 chilo di uva nera (l'originale vorrebbe la Canaiola, ma insomma quella che riuscite a trovare)

Ho messo il mezzo panetto di lievito fresco sbriciolato in un pochino di acqua tiepida e un cucchiaino di zucchero, ho mescolato e ho lasciato qualche minuto da parte. L'ho aggiunto alla farina con un pizzico di sale, lo zucchero, l'olio e un po' acqua (circa mezzo bicchiere), fino a quando non ho formato una palla. L'ho lasciata riposare tre ore in una ciotola, coperta con uno strofinaccio.
Nel frattempo io e Emma abbiamo "schiccato" e lavato l'uva, che poi abbiamo messo ad asciugare all'aria.



Ho diviso l'impasto in due parti per ogni teglia (foderata con carta forno) e l'ho steso con il matterello. La parte inferiore deve essere un po' più larga del fondo della teglia. Ho messo l'uva e ho spolverato con poco zucchero, poi ho steso sopra l'altra parte dell'impasto e ho chiuso ai bordi unendo i due strati di pasta. Ancora uva sopra, zucchero e semi di anice (e anche un filo d'olio secondo me non guasta). Ho lasciato le teglie da parte, circa una ventina di minuti.
Poi ho le messe in forno caldo a 190/200 gradi per circa 50 minuti o comunque finché l'impasto è diventato bello dorato e l'uva ha creato un bello strato zuccheroso.

L'ho mangiata tiepida con Emma e Dav, nella cucina fresca, di sera. Tanta roba.





 E così, mentre ieri sera leggevamo questo libro io e Emma (parla di una lontra che non sa nuotare ma che con determinazione, piano piano, supera la paura e ce la fa... tutto per vedere se riusciamo a portarla in piscina a imparare a nuotare) ho pensato che la lezione del "passo dopo passo" non vale solo per i piccoli. Vale sempre.
E qui ci cade a fagiolo Little by Little degli Oasis ;)



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